ProAttività e ResponsAbilità: i segreti delle persone libere - Andrea Farioli

ProAttività e ResponsAbilità: i segreti delle persone libere

“La sola cosa che non puoi portarmi via è il modo in cui scelgo di rispondere a ciò che mi fai”
(Viktor Emil Frankl)

Come ci insegna il grande Viktor tra le righe di questo suo celebre aforisma, è grazie alla consapevolezza che noi possiamo essere persone proattive e libere.
La consapevolezza è la prima caratteristica delle persone proattive. Esiste, infatti, una differenza fondamentale fra l’essere proattivi e l’essere reattivi e lo spartiacque è appunto l’essere consapevoli.
Rifletti con me
Come vedi te stesso, come ti percepisci?
Quanta parte di questa immagine è il riflesso di come gli altri ti vedono e percepiscono?
Chi sei tu al di là del tuo ruolo al lavoro e in famiglia?
Se l’unica visione che hai di te stesso proviene dallo specchio sociale, è come se stessi guardando te stesso riflesso dallo specchio deformante di un luna park. Molto spesso, infatti, queste visioni sono più proiezioni che riflessi, perché proiettano le preoccupazioni e le debolezze delle persone che ne sono la fonte, anziché riflettere chiaramente ciò che siamo.
Essere consapevoli di questo è il primo passo verso la proattività (che significa proprio attività-pro, ovvero attività verso qualcosa che si sceglie).
La proattività, insieme alla responsabilità, è una delle caratteristiche che ci distingue dagli animali.

A proposito di responsabilità

Responsabilità  (etimologicamente respons-abile, ovvero “abile alla risposta”) è la capacità di scegliere la nostra reazione o risposta. Le persone davvero proattive accettano questa responsabilità. Non biasimano per il loro comportamento circostanze, situazioni o condizionamenti del passato. Il loro comportamento è figlio della scelta consapevole, basata sui propri valori e non un prodotto casuale delle situazioni e delle sensazioni del momento.
Le persone reattive, invece, sono determinate dal loro ambiente sociale: quando gli altri le trattano bene, si sentono bene; quando succede il contrario, stanno male e assumono un atteggiamento difensivo e autoprotettivo. Le persone reattive costruiscono quindi la loro vita emotiva intorno al comportamento degli altri, permettendo alle debolezze degli altri di controllare la propria vita.
Eleanor Roosevelt osservò “Nessuno può farvi del male senza il vostro consenso”.
A ferirci è quindi il nostro permesso, il nostro credere alla nostra prima interpretazione di quanto accade, molto più di quanto non faccia il fatto in sé.
In sostanza, a ferirci non è quello che ci succede, ma la nostra reazione a quanto ci succede. Non dimenticare che la nostra natura fondamentale è quella di agire, non di subire, il ché, oltre a permetterci di scegliere la nostra risposta a circostanze particolari, ci consente di creare le circostanze.
Prendere l’iniziativa significa riconoscere la nostra responsabilità di fare in modo che le cose accadano.
Molti aspettano che accada qualcosa o che qualcuno si occupi di loro. Ma quelli che finiscono per avere le professioni più attraenti sono gli individui proattivi.

Il linguaggio della responsabilità

Il nostro linguaggio è un indicatore molto realistico ed eloquente della misura della nostra responsabilità.
Quando pratichiamo un linguaggio reattivo, ci assolviamo infatti da ogni responsabilità …ecco alcuni classici esempi:
“Sono fatto così” (non ho la possibilità o la forza di cambiare)
“Non ho il tempo” (la mia vita è governata da qualcosa che è fuori dal mio controllo),
“Devo farlo” (circostanze o altre persone mi costringono a fare quello che faccio).
Alleniamoci allora a cambiare il nostro linguaggio, da reattivo a proattivo:
“Non posso farci niente” diventa “Considero alternative”
“Mi fa innervosire” diventa “in questo momento fatico a gestire le mie emozioni”
“Devo farlo” diventa “Sceglierò una risposta adeguata”
“Non posso” diventa “Io scelgo”
“Devo” diventa “Io preferisco”
“la gente crede che..:” diventa “io credo che …”
Anche quando l’amico, il compagno di squadra o il collega ci chiedono aiuto (e qui non intendo quei casi in cui sia a rischio l’incolumità di alcuno) non possiamo sostenere sia nostro dovere correre in loro soccorso, ma siamo sempre di fronte ad una scelta.
Una nostra scelta, della quale è bene assumersi consapevolmente responsabilità.
Ti suggerisco un esercizio pratico.
Per una settimana ascolta attentamente il tuo linguaggio e quello delle persone che ti circondano. Quanto spesso usi e senti frasi reattive come “Se soltanto…”, “Non posso”, “Devo”?
Torna poi a lasciarmi le tue considerazioni e riflessioni nei commenti.
Buon allenamento!

PS: Grazie a Monica Fortino per avermi ispirato nello scrivere questo post.